Purraghe - Racconti Motrat
Njy heer ísh njy gkraa ççy i kish deku i shokj e kjy kish di bije; mo e madha ngky ísh e bukur e ish shum e liigk; e vógkyla íshy e bukur e e miir e gjith e déjin miir.
Phy kytá joma e motra e madhe e kanossijin e bójin ty boc gjith atá ççy ket bohec te shtupia e e trigkojin ngka dita te “kanaghi” ty miryc újit.
Njy diit te múaj i gkushtit, kkuur díaghi dijikyc e vaizha mbijidhec mbronda e ka paar njy piake e i ka thoony:- Váizh, shoom nççikk úji. -Ne, i tha váizha.
Pra ççy piáka ka pitu, i ka thoony váizhes:-U’ jam njy “fate” e phy újit ççy my ke dhoon dúa ty ty bonja pugkat...ngka fiál kjy ty deel kka gkoja, deel njy lulle, njy “diamant” e njy kokje “peerny”.
Kuur ka thoon gjith kytá fial ty bukura “fata” ngk’ o paar mo...
Kkuur váizha ka roon mbronda te shtupía i ka thoony joma:- ççy ke boony njér naní?
Lleem ty veer, i ka thoon váizha...e ngka fiál i dilyjin “perna” “diamantara” e rozha”.
Joma u viét e si njy gkuur e i ka thoon :-ççy ty ka maarhy?
Váizha i ka thoon gjith atá ççy kish paar e ççy kish kjon.
I ka thoony joma:-Miir, miir, menat trigkonja ty madhen e assaja i vién sa ke passur ti.
Matinatinet e bija e madhe ka vatu te “kanaghi” ty miryc újit e te údha nomyc jomin e motren.
Kkuur ka roony te “kanaghi” ka paar at’ piáke ççy i ka kurkúa nççikk újy.
Váizha o purgjegju me fiál ty liigka e piaka i ka thoony:-Te ngka fiál kjy thooty, ty ty dáfshy njy “ran” kka gkoja.
Váizha ka maarh újit e ka vatu e si ka thoony ty paren fiál i ka daal njy “ran” kka gkoja e kka gkoja e ty motres e vogkyle i dillijin gjith ty miirat.
Joma, kkuur ka paar kytá, ka prizhúa kka shtupía váizhen e miir.
Pra ajó váizh ka vatu te pughassi i régjit e e kan boon rigjin...jetra o viétu shuumy liik kkuur ka paary se motra kish passu kai e ajó nent. Le due sorelle
C’era una volta una donna a cui era morto il marito e che aveva due figlie.
La più grande era molto brutta e cattiva mentre la più piccola era molto bella e buona e tutti le volevano bene.
Per questo motivo la madre e la sorella maggiore la maltrattavano e la costringevano a fare tutti i lavori di casa e tutti i giorni la mandavano ad attingere l’acqua alla fonte.
Un giorno di agosto, quando il sole bruciava e la ragazza ritornava a casa dalla fonte l’incontrò una vecchia che le disse:-Ragazzina, dammi un po’ d’acqua.
-Si, le rispose gentilmente la ragazza.
Dopo che la vecchia ebbe bevuto, disse alla ragazza :-Io sono una fata e per l’acqua che m’hai dato desidero ricompensarti.
Da questo momento, da ogni parola che ti uscirà dalla bocca, uscirà un fiore, un diamante e un chicco di perla.
Appena ebbe detto tutto ciò, la fata, sparì.
Quando la ragazza giunse a casa la madre le disse:- Che cosa hai fatto finora?
-Perdonatemi rispose la ragazza…e da ogni parola le uscivano perle, diamanti e rose.
La madre rimase stupita e le disse:-Che cosa ti è successo?
La ragazza le riferì l’accaduto.
La madre le disse:-Bene, bene, (pensò)… domani manderò la maggiore e certamente a lei accadrà la stessa fortuna.
La mattina seguente la figlia maggiore a malincuore andò alla fonte ad attingere l’acqua e lungo il tragitto malediva la madre e la sorella per la costrizione.
Appena giunse alla fonte vide quella vecchia che le chiese un po’ d’acqua.
La ragazza le rispose in modo sgarbato e le negò l’acqua. La vecchia le disse:-Da ogni parola che dirai ti uscirà una rana dalla bocca!
La ragazza attinse l’acqua e fece ritorno a casa e come pronunciò la prima parola le uscì una rana dalla bocca mentre dalla bocca della figlia minore le uscivano cose preziose.
La madre, allora, sdegnata (come se la colpa fosse della figlia minore) cacciò di casa la ragazza buona.
La cosa giunse all’orecchio del re che volle ricevere la ragazza nel palazzo reale e diventò regina e l’altra rimase piena d’invidia per la buona fortuna avuta dalla sorella. |