Purraghe - Racconti
Bija e regjit te varra e ngjaghur
Njy hery íshy njy regjy. Ki regjy, ísh martúa ka kai viét e ngky kish pássur biχ e ka boon njy vuty shumburis saty kish njy bir o njy bije. Shumburia i ka thoony ne e ka passur njy bije. Vetem se kió bije leheχ me njy shortie e ligk; kkuur rreχ te dimbidhiet viét ket dissyχ e shpúar kka mushkughi i boshtit ççy i hiχ te gkishti i kombys! Regjy ka shtuuny njy “band”: kush kish boshtara ket i dijkyχ. Ishy njy gkraa shum piake kjy ngky kish gjégjur kit’ band e ngky ka diégkur bóshtin e sajiy. Jérthy se vaizha ka boon dimbidhiety viét e regjy e rigjina ket vejin te shumburia ty zhgjdhijin “vutin” e mo par ty zhejin udhy kan thon atirve kupille ççy rrijin bashk vaizhes ty rijin me siit ty hapyta e ty ruajin miir miir bijen. Jerth piáka me bóshtin mbronda fáudhis ty kurkoχ ççyddó ty haχ . Rigjinella ka paar piaken e ka dashur ty shihyχ boshtin...piaka ja ka dhoon e kkuur váizha e ka maarh te dúart i ka raar e “mushkuri” i ka hitu te gkishti i kómbysy e ka deku! Kkuur jan ntetu regji e rigjina jan trombu kkuur kan paar bijen e dekur. Regji ka bot ty bonjin njy shtupí shposh dhéut te ana e detit e atié ka voon njy shtrat e kka siprh ka loon ty bijen. Ka shkúa kai moot e njetrh biri regji, me njy shurbetoor i tija ççy kjuheχ Binná, ka shkúa kka kitié sa kut vejin “a caccia” e kaan paar se kuççykat dejin ty “shkavarijin”...i kaan loon ty bojin atá ççy dejin njer ççy kan gjetu posh dhéut kupillen siprh shtratin si e kishin loon regji e rigjina kai mot prapa. Ki regji ngka dita veχ e e gjeχ...ngky kan shkúa shum diit e kupilla u ndodu me baar. Ka piél vet e ka boon di biχ: njy bir e njy bije. E bija me njy ilizh te bahyt e i biri me njy mogh ari te dora. Njó kka ty bijit saty miryχ sissin ka maarh gkishtin i kombys e ka shkullu “mushkughi”. Kupilla o’ ngjaghu e ka paar se kish di biχ. E ka zoon Regji jaty e ka vatu te ku ísh e bija e e ka gjetu me di biχ e e ngjaghur. I ka thoony: U’ ty bonja njy linjy gjith e piot me kumborarelle e kkuur ti my do e ve ngkrah, del te dera e e shkundin akyshtú kumborarellet frinjin, úre i gjegji e ndzitu ndzitu vinja te tiχ. E kyshtú e ka loon. Joma e Regjit ka paar se i biri veχ e viχ kka udha e detit e deχ ti diχ pysé. Naní i biri ka raar simur e ngky mund ver. Joma ka digkúa se i biri kish biχ e ka sirritu shurbetorin e i ka thon:-Ti ket biççy ty biriny se jati e do. Binnardi ka vatur te Rigjinella e i ka maar birin e ja ka prun Regjines jomy. Ajó ja ka dhoon “kokut” saty e vrityχ , ty i shkulyχ murshin e zhezh e te haχ jati. Koku ish i miir e ngky e ka vraar, ja ka prun shokjes saty e shehyχ. Kan shkúa pakk diit e akyshtú ka boony me femurin. Pameta ka vatu shurbetori ty miryχ Rigjinelen. Rigjinella ka digkua se ngky íshy udh...ka voony linjen e o tundu miir miir... Ka gjegju Regji e ka vatu te Rigjinella; ka marh Binnardin e i ka pía katy bijivet. Regji i ka thoony Binnardit:-Te ku ke pruun tim biχ? -I kam pruun te jitom... Kaan vatu te pughassi ty gjenjin jomin e Regjit saty i pianjin te ku kish voon bijit ty atia. Joma i ka thoony se aji kish hrongku murhiit ty zhezha katy bijivet ççy koku kish piéku te heghi. Regji ka sirritur kokun e aji i ka thoon se bijit rrojin pysé i kish shehu e ndzitu i ja ka pruun atié. Kaan marh njy kussí e piot me vaχ e kan zhia e i kan shtun kka mbronda jomin e pra kuur ka deku e kan lidhu te bishti i kallit e e kaan zzarrissur phy gjith horin. Pra u fidhartin, borin gjith ty mirat e na jerdhum atí pa nent! La Reginella sepolta viva
Una volta c’era un re. Questo re non aveva potuto avere figli e fece un voto alla Madonna affinché gli concedesse un figlio oppure una figlia. La Madonna gli concesse la grazia ed ebbe una figlia. Purtroppo la figlia era segnata da un brutto destino: al dodicesimo anno d’età sarebbe stata trafitta dall’asta di un fuso e uccisa. Il re decretò, mediante bando, che venissero bruciati tutti i fusi esistenti nel regno. Una vecchia signora non ascoltò il bando e non bruciò il suo fuso. Nel tempo in cui la figlia del re compiva il dodicesimo anno di vita, il re e la regina decisero di andare a sciogliere il voto promesso alla Madonna e non prima però di aver raccomandato alle damigelle di corte di vegliare sulla figlia. Arrivò a corte la ignara vecchia signora con il fuso nel grembiule a cercare l’elemosina e quando la Reginella la vide le chiese di esaminare il fuso; lo prese tra le mani e le cadde e l’asta del fuso le entrò nel dito del piede e morì. Grande fu l’angoscia del re e della regina nel vedere, al loro ritorno, la figlia morta. Il re ordinò ( ai suoi fidati) che andassero alla marina e scavassero una fossa e loro fecero una buca sotto terra quanto una casa. Portarono là la figlia e il re in persona l’adagiò sul letto e la lasciò. Passò molto tempo e un altro figlio di re andò a caccia con un servitore di nome Bernardo. Arrivarono là, dov’era sepolta la Reginella e i cani incominciarono a scavare. Il re, insospettito e curioso, ordinò che si scavasse e con grande meraviglia trovarono una grotta e in quella grotta trovarono la ragazza adagiata sul letto. Da allora, ogni giorno, il re le faceva una visita. Passò poco tempo e la ragazza si trovò in cinta. Partorì da sola, diede alla luce due figli, un figlio ed una figlia. La figlia con una stella in fronte e il figlio con un pomo d’oro in mano. Uno dei figli, invece di prendere la mammella, prese il dito del piede e tolse alla madre l’asta del fuso. La ragazza ritornò in vita e si trovò con due figli. Si udirono parole al piano di sotto e il re informato immediatamente scese sotto e vide la ragazza viva e con due figli. Il re le disse:-Io ti ordinerò una veste tutta intorno piena di campanelle e quando avrai bisogno di me, indossa la veste, vai fuori dalla porta, agitati, le campanelle suoneranno ed io prestissimo verrò da te. E, così la lasciò. La vecchia madre del re si insospettì quando si accorse che il figlio si recava ogni giorno alla marina. Il re, figlio, cadde ammalato e non poté andare alla marina. La madre capì che il figlio aveva dei figli e pertanto chiamò il servitore e gli disse:-Tu dovrai portare il figlio al padre perché desidera vederlo. Bernardo così fece. Andò dalla Reginella e le prese il figlio e lo consegnò nelle mani della regina madre. A sua volta lo consegnò nelle mani del cuoco perché l’uccidesse e gli togliesse il fegato e cotto lo portasse al padre in pasto. Il cuoco prese il figlio e lo consegnò invece alla moglie perché lo allevasse e intanto al suo posto uccise un capretto, cosse il fegato e lo portò al padre. Passarono tanti giorni e così fece per la femmina. Il servitore andò a prendere la figlia. La Reginella s’insospettì e indossò la veste con le campanelle, uscì fuori dalla porta e l’agitò. . Il re, andò dalla Reginella. A Bernardo chiese:-Dove hai messo i miei figli?-Li ho consegnati a tua madre, rispose Bernardo. Dopo aver trovato, nel palazzo, una caldaia piena di olio il re chiese della madre e appena l’incontrò le chiese dei figli. La madre gli rispose:-Purtroppo voi avete mangiato il loro fegato! Il re chiamò il cuoco e questi l’informò che i figli erano vivi e glieli condusse al suo cospetto. Per la crudeltà della madre il re ordinò che venisse gettata nella caldaia piena di olio bollente. Appena la madre morì venne legata alla coda di un cavallo e strascinata per tutto il paese. Il re e la Reginella si sposarono, fecero una festa e noi venimmo qui senza alcun dono. |