INTERVENTO IN OCCASIONE DELLA "CELEBRAZIONE DELL'ANNO GANGALIANO (1898-1998)" IN CROTONE IN DATA 17-18 SETTEMBRE 1998
Amici, Non senza emozione oggi qui, a Crotone, luogo della mia infanzia e giovinezza per aver frequentato tutte le scuole dalla prima media all’ultima classe del liceo classico, oggi, dopo vent’anni dalla scomparsa del compianto professore Gangale, mi accingo a tracciarne un breve ricordo. Lo faccio con umiltà, come parimenti ho fatto seguendo per tanti anni il Professore nelle sue esaltanti ricerche. Una prima testimonianza scritta per la pubblicazione l’ho consegnata al dr. Corrado Iannino tempo fa e una orale l’ho esposta in occasione della giornata celebrativa del centenario della nascita e ventennale della morte, in Caraffa il 28 agosto u.s.. Nella prima ho parlato della mia affascinante esperienza di collaborazione con il Professore negli ultimi suoi dieci anni di vita. A Caraffa ho tracciato sinteticamente il suo pensiero per la salvezza della lingua e la cultura arberesca. Tesi che si possono riscontrare in “Lingua Arberisca Restituenda e sul “Saggio sulla grafia schipetara-Arbyreshy”. Ora dovrei parlare delle campagne di scavo linguistico tra gli arbereschi di Calabria dal 1956 al 1976. Non so se riuscirò a sintetizzare in modo agile e piacevole una così lunga stagione di lavori condotti dal prof.Gangale in parte da me seguiti. Io ho collaborato, ripeto, negli ultimi dieci anni della sua esistenza. E’ dopo il 1950, succeduto a Pedersen come specialista di albanese presso l’Istituto di Glottologia di Copenaghen, che il professore Gangale s’interessa dei paesi Italo –albanesi e li fa diventare suo principale obiettivo di lavoro. Compie undici viaggi di ricerca (1955-1962) e quindi documenta undici rapporti scritti. Ritrova una cassa di manoscritti di De Rada, superstite di altre due forse perdute e li sistema insieme ad altro materiale che raccoglie in un secondo momento nella sezione albanologica della Biblioteca Reale di Copenaghen. Io e successivamente il dr. Antonio Blandino e il prof. Del Gaudio siamo stati a Copenaghen per aiutare il Professore nella catalogazione del materiale. Non sono mancate le critiche per la collocazione del materiale fuori dall’Italia, ma io credo che il Professore abbia bene valutato in quel momento la necessità di collocare presso quell’Istituto quelle testimonianze che altrimenti sarebbero andate disperse come tante altre. Il prof. Francesco Altimari responsabile del Dipartimento di Linguistica dell’Università di Calabria mi ha riferito che tutto il materiale raccolto e salvato dal prof. Gangale oggi è accessibile in copia presso l’Università di Calabria. E questa è una buona notizia per gli studiosi in Italia. Nel 1960-63 inizia i suoi studi in Andali e Marcedusa su incarico dell’Accademia dei Lincei. In “Gluha 3” sono pubblicati i testi di Andali mentre quelli di Marcedusa sono inediti per le ragioni esposte in Arberisca 3. Continua l’andirivieni tra Copenaghen e la Calabria riservando particolare attenzione verso gli insediamenti italo-arbereschi del catanzarese che in sigla sono detti AMK (Arbereschi Media Calabria). Per lo studio di essi fonda il B.A.M.K.U(Bashkimi Arbreshve e Meses e Kalavriis) Ovvero “Unione degli Albanesi della Media Calabria” con sede a Catanzaro. Vengono pubblicati sei volumi stampati a Copenaghen: 1-Gluha 1-Dhamburaty e Zhotitty Kristi,(Passione di nostro Signore Gesù Cristo) anno 1962 pagg.38, parte in dialetto di Vena e parte in quello di Caraffa; 2-Gluha 2–Arra-buky (Noci-pane),1962; 3-Gluha 3-Ntoni e Darys,Fialja e Andalit, (Antonio Dara, la Parlata di Andali), 1964 pp.77. Ricerca linguistica ed etnologica di Andali e degli altri insediamenti e raffronto con la parlata usata dai primi scrittori e poeti italo - albanesi. 4-Gluha 4-Ngjalori i gilluhes joony (Risuscitatore,neologismo, della nostra lingua),una grammatica illustrata del dialetto di Marcedusa. 1965,pagg.64. Hanno collaborato Antonio Arcuri di Vena di Maida.Registrazione della parlata di Marcedusa di Rosa Talarico Esposito e Vincenzo Prestia. 5-Gluha 5-Flamuri edhé vistari (Bandiera e tesoro) 1966, pagg. 51. Sulla prima pagina. porta la foto di G .De Rada con la scritta :”L’ombra sua torna ch’era dipartita”. E’ scritto naturalmente in arbyreshy, ma alla fine porta un sommario per la stampa italiana. In sintesi è descritto il suo metodo d’insegnamento e di ricerca; considerazioni sulla tradizione arbyreshy: necessità di creare una koiné; postille in francese o in tedesco di dati importanti filologicamente. A questo punto, se vi fa piacere vi elencherei i punti del sommario per la stampa italiana, detto prima, necessari perché si possa comprendere il pensiero del Professore. Nel 1968 organizza a Crotone il “Kjondyr” (Centro Greco-Albanese di Glottologia), e per la sezione albanologica di Copenaghen incomincia nel 1970 a pubblicare Arberisca: una rivista semestrale. Ne escono solo tre numeri a distanza. Arberisca I: primo canto dell’Inferno di Dante,1970,pagg.52. Si tratta di una traduzione ottocentesca operata dal poeta Luigi Lorecchio di Pallagorio; nel testo è riportato il manoscritto, il testo edito da De Rada, e la riedizione di Lambertz, esaminandone origine e caratteristiche linguistiche; Arberisca II: Salve Regina.,1973,pagg.248. E’ uno studio magistrale sulle varianti popolari del Salve Regina scritto nel 1762 da Giulio Variboba, sacerdote e poeta di San Giorgio Albanese (1724-1788); Arberisca III: Glossarium Arberiscum Marcidusiae, 1977,pagg.XX + 172. Arberisca IV: Textus Arberisci Marcidusiae, 1979 ,pagg.67. Testo postumo e curato dalla signora Margarita Gangale. Sul Centro di Crotone gravitavano i Comuni A.M.K.(Albanesi Media Calabria), Cisnetani e transnetani (al di qua e al di là del fiume Neto). Zangarona, Vena di Maida, Arietta di Petronà*, Amato*,Gizzeria* Caraffa, Andali, Marcedusa, San Nicola dell’Alto, Carfizzi, Pallagorio. Naturalmente non venivano trascurati quelli ALLK e AS.(Albanesi alta Calabria ovvero del cosentino e gli albanesi di Sicilia) e le altre comunità fuori della Calabria, in Italia. L’incessante attività di risveglio, incoraggiamento nella coscienza e nella difesa del proprio patrimonio linguistico veniva indirizzato anche verso tutti gli arbyreshy residenti a Crotone o immediate vicinanze da noi regolarmente censiti. Sono stati istituiti corsi di lingua arbyreshy anche presso il convento di Santa Chiara, una delle sedi del Centro dei vari traslochi. Mi viene in mente, gradito ricordo, tra i frequentatori i corsi l’allora presidente del Tribunale di Crotone dr. Filippelli, sannicolese. Era, ovvero si definiva, “ uno scolaretto diligentissimo e puntualissimo”. Ma a questo punto mi è doveroso ricordare la preziosa disponibilità della città di Crotone alle fatiche del Professore ed in particolare della Amministrazione Comunale dell’epoca retta dal dr. Visconte Frontera; dell’on. Silvio Messinetti (Arbyreshy del cosentino), dell’ispettore scolastico dr. Bevilacqua, del prof. Preside Intrieri e di tante altre personalità e delle varie amministrazioni provinciali e regionali dell’epoca. Importante è stato il Convegno del 24-31 gennaio del 1974: Crotone 1^ Settimana Universitaria delle Minoranze Linguistiche Occidentali in cui numerosa è stata la partecipazione di studiosi italiani e stranieri (gli Atti purtroppo avrebbero dovuto essere pubblicati dal Comune di Crotone). Non meno importante è stato il Convegno del 21-25 settembre 1976 in Melissa presso il castello del prof. Giuseppe del Gaudio. Anch’egli nostro collaboratore nonché autore di varie interessanti pubblicazioni in arbyreshy tra le quali “Kroi i Vjetër” (La vecchia fontana) il cui testo ha la prefazione scritta dal Professore da Copenaghen nel 1972. Al Convegno hanno partecipato arbyreshy delle comunità albanesi di Basilicata, Puglia e Molise. 9 giugno 1977, a Crotone: Convegno sull’insegnamento delle lingue minoritarie in Calabria; 3 luglio 1977, a Caraffa: Incontro degli Albanesi di Calabria; Innumerevoli sono stati i corsi e le conferenze. Per citarne qualcuna: Conferenza del 19-24 gennaio 1976 a Catanzaro da cui è nato il volume : Lingua Arberisca Restituenda.Crotone,tip.Pirozzi,1976,pagg.79. Nella prefazione del libro c’è scritto fra l’altro:”le idee di questo volume furono esposte al ristretto uditorio dei partecipanti al Seminario linguistico per gli arbyreschi mediocalabri, organizzato a Catanzaro dall’Amministrazione Provinciale”. La pubblicazione avvenne per le insistenze di Fausto Bubba e Nicola Mazzuca cittadini di Caraffa. Le tesi esposte nel testo, ripeto, sono state da me illustrate nel mio intervento a Caraffa il 28 agosto u.s.. Le opere e i nomi dei dieci anni di intenso lavoro non li elenco per evitare che mi sfugga qualcosa e qualcuno dei numerosissimi collaboratori. Comunque il tutto è testimoniato ormai ed è accessibile in Caraffa e all’Università di Calabria. Infatti tutta la parte didattica, i lavori di tutti i collaboratori del Centro di Crotone, all’indomani della scomparsa del Professore, sono stati donati al Comune di Caraffa i cui Amministratori di allora e i collaboratori si sono mostrati molto assidui alle attività del Centro. Finalmente oggi questo prezioso materiale ha trovato doverosa collocazione nell’Istituto della Cultura Arbyreshy intestato al “linguista e filosofo G.Gangale” in Caraffa. Tutta la parte scientifica: manoscritti, molti studi sulle minoranze linguistiche di tutta Europa; studi sulle opere di Ketta, Variboba e De Rada, in particolare sul Milosao, sulla sua metrica, sulle sue fonti e una ricostruzione fonetica del testo; studi sulle Rapsodie e una raccolta di varianti antiche e moderne delle stesse nelle Comunità mediocalabre; una bibliografia italo albanese; una grammatica dell’arbyreshy di San Demetrio Corone; studi su Buzuku; su albanese e indoeuropeo; su toponimi e antroponimi albanesi in Calabria; sui dialetti calabresi e su Guardia Piemontese; molte registrazioni e altro interessante materiale, è stata donata all’Università di Calabria tuttora oggetto di catalogazione anche su CD-Rom. Il prof. Gangale mi diceva che c’era materiale di studio per oltre cent’anni! Tra le opere postume: Arberisca IV già citata; Fragmenta Ethnologica Arberisca Medio-Calabra. Rubbettino Editore,1979, pp. 140. L’edizione è stata curata dalla signora Margarita Uffer Gangale e da me; la pubblicazione è avvenuta grazie al contributo finanziario e la collaborazione dell’Ente Provinciale per il Turismo di Catanzaro, gli alunni elementari di Caraffa e Vena di Maida e degli insegnanti. Come si evince dal titolo, si tratta di una raccolta di frammenti etnografici dalle otto Comunità AMK. Paradigmata:Grammaticae Albanorum Mediae Calabriae ex textubus novissimis pagi Marcidusiae a cura di Margarita Gangale. Testo che doveva, come è specificato in prefazione, “…servire di base ad un gruppo di lavoro formato da insegnanti e studiosi di tutti i paesi AMK, che lo completeranno ciascuno con le forme del proprio idioma: Ne potrebbe nascere una grammatica comparata delle parlate AMK.”.Ho curato una ventina di fotocopie e l’ho inviate ad altrettante università nei vari Continenti. All’indomani della scomparsa del Professore si è tentato invano di garantire la sopravvivenza del Centro cercando di costituire un consorzio degli otto comuni albanesi del catanzarese. Sarebbe troppo lungo esporre quanto è stato fatto. C’è tutta una documentazione . Il preside dr. Intrieri allora subentrato come presidente del Centro e il prof. Daniele Gambarara collaboratore assiduo, ne sono a conoscenza. Sindaci ed assessori comunali, provinciali e regionali da me avvicinati si sono dichiarati d’accordo ed entusiasti dell’iniziativa e dell’impostazione e alla fine, dopo due mesi di faticosi preparativi, alla data fissata: primo dicembre 1978 presso la sala della Giunta Provinciale di Catanzaro la seduta è andata deserta!!! Io, nell’autunno del 1979, per ragioni familiari, mi sono trasferito a Parma dove attualmente vivo. Per fortuna il materiale come ho detto prima è in buone mani e a disposizione degli studiosi. Speriamo che possa costituire il lievito di migliore fortuna. Ma ora vi ho riservato una, spero, gradita sorpresa…Vi farò ascoltare dalla viva voce del prof. Gangale che accanto al nome usava apporre “Psychrotis” ovvero di Cirò,* tre sue poesie, delle 37 a me note, che ho registrato su un vecchio registratore cogliendo al volo uno dei suoi momenti di grazia. La prima poesia è:”Konkytarea e Viinesy”(La rapsoda di Vena); La seconda è “Kroton” (Crotone)(Purtroppo in un punto la voce è falsata). Nei versi, “La polverosa argilla di Crotone, fra l’altro, gli ricorda la polvere della Creazione umana”. La terza è: “Parakallesurity ty mbromesy”(Preghiera della sera). E’ l’ultima sua composizione poetica e sintesi autobiografica.
Crotone,18 settembre 1998 Enrico Ferraro
*(Vecchio nome originariamente greco come è detto nei documenti scritti, latini o italiani del medioevo “Ypsicrò o Jpsigrò”. Dai diplomi greci in epoca bizantina e normanna chiamano questo luogo, Cirò, Psychron, vale a dire “freddo”). (da “La Magna Graecia” di Francois Lenormant, versione dal francese con note di Armando Lucifero, vol. I, Frama Sud, Chiaravalle Centrale,1976). |