Shumyrii e Itriesy te Andali

Gkraat’ ty shkreta te zhali

vreχin ty vroora újera:          

Bresh’ raty sonite katt                     

shkonjin údhaty e ddetit,

flluturonnjyn shkepaty e

nusavet, kusumandillat.

 

Dhimitri i prap’ semi rrúa,  

aí ççy Bbubba u killuasti:    

i llart si kjiparissi,     

i zzathury shurraty shkelli

me njy Shumyrí mbi kjafs.

 

Gkraaty parakallesiχirh,

eera fiallaty sprishi:

“Shumyrí joony Odhijitria     

o e pa m’kat partheene,     

na spitó ka suvallat,

si nare ty spitonjym

ka ddúart e turkavet.”          

 

Zhdrip Dhimitri ndy aniit,

me ngkrah pengkun’ i shéit,

ndamesa e vuu, e trimat

ju ullur tundu me kardhat.

Suvalla u bboory ddiep,

anía kyrkon ndy nata           

udh’ n e dhéut ty taksur,

ilzhen Kalavriisy.      

 

Shumyrii e Odhijitria,          

ççykuur ddetit shkove,        

sa heer’ u dhezhu e u shúa

ilizha Kalavriisy        

mbi kjaramidhevet

e killishes Dandali?

 

Ka e err killisha Dandaly

nyngky sheh ddetiny, tire:   

naniv’ o’ i – pa – kussare

po Bresh’ t u zhbiérin vet.

 

Breshyt u pillingkuhenjin

njétresy Shumyrii,

ndy kijó ngkonj’ ty haany

krimbaty, kurmin druriχ!

Ngka heer ççy u’ ntehemy

mosy ty gjénja trómbemy    

mosy ndonj Piskup i rrii

ty zhbekúa e ty ddogji.        

 

“Jom’ e pillak’ e Breshve,

Odhijitria, ççy kamy ty         

bbonjy ty ty ndzíerh ddekiet?”

Gjegja kit thirr, e tromba

se ishy i jim ndy mbrasurit

t’ erret killishes Dandalit.

 

Le umili donne sulla spiaggia

guardavano le agitate acque:

Gli arbereschi questa sera

dovranno solcare le vie del mare,

ondeggiano le vele e

delle spose i fazzoletti.

 

Demetrio, l’ultimo che giunse,

quello di cognome Bubba:

alto come un cipresso,

attraversò a piedi nudi la spiaggia

con sulla nuca una Madonna.

 

Le donne pregavano,

il vento disperdeva le parole:

 “Nosta Signora Guida

Vergine immacolata,

salvaci dalle onde,

come noi ti salviamo

dalle mani dei turchi.”

 

Discese nella nave Demetrio

con in dosso il pegno sacro

e lo posò in mezzo ai giovani,

armati di spade e in ginocchio.

L’onda si fece culla,

la nave cerca nella notte

la stella guida di Calabria

la terra promessa.

 

Madonna e Guida,

da quando attraversasti il mare,

quante volte si è accesa e spenta

la stella di Calabria

sopra le tegole

della chiesa di Andali?

 

Dalla remota chiesa di Andali

tu non vedi il mare:

ora non c’è il corsaro

ma gli arbereschi, s’annullano da soli.

 

Gli Arbereschi s’inginocchiano

ad altra Madonna,

e in questo angolo ti roderanno

le tarme, corpo di legno!

Tutte le volte ch’io torno

ho paura di non trovarti e,

che qualche nuovo vescovo

ti sconsacri e ti bruci.

 

 “Vecchia madre degli arbereschi,

oh, Guida, che cosa dovrei fare

per salvarti dalla morte?”

Avvertii questo grido, ed ebbi paura 

perchè era simile al mio nel vuoto

oscuro della chiesa di Andali.

 

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