Lettera del prof. D. Gabrani |
Grazie per la Sua cortese lettera del 30 giugno u.s. Sono contento di fare la conoscenza epistolare d'un compatriota arbëreshë. Lei mi domanda di Anselmo Lorecchio. Si, effettivamente, non appena arrivato a Roma per intraprendervi gli studi alla 'Sapienza', i miei connazionali, studenti in quella città, mi avevano parlato del grande patriota e pubblici-sta Lorecchio e m'avevano accompagnato, pochi giorni dopo, nella casa di Lui che si trovava in Piazza San Giovanni in Laterano. E,una volta fatta la co-noscenza dell'illustre Maestro, sono stato uno dei piu ferventi ammiratori di Lui, uno dei piu assidui discepoli suoi. Anselmo Lorecchio fu il fondatore e direttore, per oltre trent'anni, della meravigliosa rivista culturale albanese, arbëreshe, di cui la redazione si trovava appunto nella casa di Lui, in Piazza S. Giovanni n.44. Ogni sabato nel pomeriggio andavamo li, in quell'indimenticabile 'Centro', cenacolo, che era anche-un—angolo della patria arberesh.-dove non soltanto noi studenti albanesi ma anche e soprattutto personalità italo-albanesi, amici ed ammiratori, ci riunivamo. Ci venivano spesso anche il Prof. Schirò, l'Avv. Fancesco Argondizza, e tanti altri di cui non ricordo i nomi. A quell'epoca Lorecchio era più vicino agli ottanta che ai settanta. Vi-veva in quella casa con la Signora, ch'era romana, e la loro figliuola quin-dicenne. La loro situazione economica non era molto agiata, anche per il fatto che per oltre trent'anni il grande patriota aveva sacrificato tutto il suo avere per la pubblicazione della sua gloriosa Rivista, fondata verso il 1880 (non mi ricordo purtroppo l’esatta data di fondazione de 'La Nazione Albanese’. Ma so bene ch'Egli non ha avuto nessun appoggio ed incoraggiamento dal Governo albanese, nè materiale nè morale. Nulla. La pubblicazione era si sovvenzionata dal Governo italiano, ma in modo quasi simbolico... Sicchè quel bellissimo periodico aveva assorbito e dissanguato tutte le economie dell'illustre pensatore e lottatore. Anselmo Lorecchio è morto in quella stessa casa, verso la fine del 1924, assistito dai suoi familiari, dai suoi compatrioti residenti a Roma, e da tutti noi suoi devoti e fedeli discepoli. Egli non aveva potuto lasciare a sua moglie ed alla figliuola che pochissime cose, quasi insignificanti. Ma c'era lì, nel suo studio, tutta la collezione de 'La Nazione Albanese', ol-tre trenta grandi volumi rilegati che costituiva un vero tesoro, la migliore documentazione storica e politica dell'Albania, Questa collezione era di ine-stimabile valore per qualche istituto di ricerche letterarie e storiche, o per il ramo di albanologia di qualche Università. Noi tutti (e particolar- mente il sottoscritto) c'eravamo sforzati perchè il Governo di Tirana acquistasse la meravigliosa collezione. La stessa Legazione d'Albania a Roma aveva ripetatamente scritto ai Ministero degli Esteri albanese , mandati an-che lunghi rapporti riportanti quasi per intero tutto il sommario dei detti volumi, l'elenco degli studi più importanti, ecc. Ma il miserabile governo di Tirana non fu mai a liveilo culturale tale da poter capire e valutare l'importanza storico-politica della collezione. E non so poi com'è andata a finire quella storia. So bene che dall'Al-bania non è arrivato niente in merito a quella collezione. Molto probabil-mente gli amici italo-albanesi residenti a Roma di Anselmo Lorecchio si sono interessati per l'acquisto della collezione da parte di qualche istituto o biblioteca italiana. Tale fu dunque la storia dei miei contatti coll'illustre Lorecchio. Egli fu discepolo di Girolamo De Rada ed amico anche del grande Grispi, suo com-patriota. Ed un nipole deil'illustre Statista italiano, l'Avv. Crispi, era fra i piu assidui frequentatori di quel nostro 'Centro'. Gli italo-albanesi, gli 'arbereshë', furoono, costituirono, l'elite di tutta la nazione albanese, insieme con gli altri 'arbyëreshë•, quelli di Grecia i quali, costretti ad abbandonare (come gli italo-albanesi) la madre patria dopo la morte di Scanderbeg ed il collasso del povero popolo soggiogato dalle orde asiatiche. Gli albanesi rimasti in patria non furono mai a livello di quelli emigrati in Italia ed in Grecia, i quali hanno saputo tenere viva e salda la religione e le tradizioni, la lingua ed il carattere, l'amore patrio e la cultura della loro patria d'origine, contrariamente a ciò che avvenne per gli albanesi rimasti sulle sponde orientali dell'Adriatico. E quando nel 1912 per motivi geo-politici il disgraziato popolo albanese, l'Albania,ha riacquistata 1'indipendenza dopo quasi cinque secoli, nessuno lì ha mai pensato di aprire le porte della patria riconquistata ai suoi figli in Italia ed in Grecia. Che, l'apporto di questi al risanamento del misero popolo d'Albania sarebbe stato miracoloso. Come è stato difatti, dopo il 1948,l'apporto degli Ebrei sparsi un po' in tutto il mondo, alla rinascita ed alla prosperità, del nuovo Stato d'Israele. Ma nessuno in Albania era a livello di poter capire 1'importanza ed il valore inestimabile di tale apporto.. Colgo l'occasione per porgerLe i miei distinti saluti Prof. D. Gabrani Kempsford Manor- Kempsford Fairford (Glos.) (England) |